Diario

interposta tra le cime più alte della catena dei Monti Sabini, il Monte Tancia/Pizzuto e il Monte Ode, stretto contrafforte montuoso che divide quest’area dalle Valli del Farfa e del Corese. Di solito questa è la base di partenza per raggiungere le cime dei Monti Sabini, ma noi vogliamo soffermarci su questa conca di mezza montagna, dalla morfologia tutt’altro che dolce e lineare, solcata dalle testate di piccoli fiumi che poi scendono a incunearsi tra le colline della Sabina, come il Rio Galantina. Qui vicino il Santuario rupestre di San Michele Arcangelo, originariamente grotta, dov’era venerata la Dea Vacuna dei Sabini, ci ricorda l’antichità di frequentazione, risalente a prima dei romani. Si sa che questi ultimi, una volta assorbita la civiltà Sabina, hanno spostato il loro baricentro insediativo più a valle, destinando queste alture a giacimenti di risorse naturali, ma nel medioevo, qui, tornò un’intensa frequentazione, con la costruzione di ben 2 castelli e la messa a coltura di queste pendici. L’area divenne cerniera fondamentale tra la Sabina e il Reatino. Ripercorriamo i sentieri alla ricerca delle tracce del passato e dei tesori naturalistici nascosti, come la cipresseta di Salisano, bosco naturalizzato che profuma di resina e di mediterraneo e le pozze del Diavolo, un piccolo sistema di cascatelle poco a valle delle sorgenti del Galantina.