Il Territorio compreso tra Celleno, Sant'antonio e Roccalvecce è un micro frammento di campagna viterbese che per effetto di una fortunata combinazione di fattori si è ritrovato a sviluppare la coltura e la produzione delle ciliegie.
Il primo fattore fu la sua posizione: comune della Teverina, ovvero di quella fascia di terrritorio collinare della provincia di Viterbo che borda la Valle del Tevere, Celleno si ritrova affacciato sull'originale percorso di diffusione della coltura del ciliegio che, originaria dell'Asia minore, fu introdotta nel Lazio al tempo dei Romani, dal proconsole Lucullo, e appunto fu diffusa lungo la Valle del Tevere. Nel tardo medioevo, la presenza dei ciliegi sembra essere significativa, come coltura secondaria negli oliveti e nei vigneti, se si guarda alla natura del substrato di queste vallate, si comprende che il suolo, sabbioso, drenante e poco compatto, derivante dalla trasformazione del substrato alluvionale del Bacino Tiberino, è particolarmente adatto alla crescita di questa specie arborea e soprattutto delle molte sue varietà locali. L'associazione promiscua di ulivo e cicliegio ancora oggi si vede nel territorio che andiamo ad esplorare, si incontrano anche alberi vetusti, per quanto il cicliegio non è una pianta particolarmente longeva. Quì le modalità di raccolta sono ancora a mano, per preservare la qualità del prodotto. Insomma, ci si ritrova immersi in un paesaggio bioculturale, dove è protagonista la cultura contadina e un mondo in armonia con la natura. Ulivi e ciliegi promuovono uno straordinario serbatoio di cibo per gli uccelli che qui sono particolarmente numerosi potendo sfruttare olive in inverno e ciliegie in estate! Fin dagli anni successivi il dopoguerra, Celleno e paesi limitrofi, noti per le ciliegie dolci, danno origine ad un commercio del prodotto, che ha avuto esito nelle tipicità straordinarie di questa terra come le confetture e l'insuperabile Maraschino derivante proprio dalle ciliegie.
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