Uno dei centri più prestigiosi dell’Europa Medievale, l’Abbazia di Farfa, nel momento più alto della sua potenza controllava 600 tra chiese e conventi, 132 castelli o piazzeforti e 6 città fortificate, per un totale di più di 300 villaggi

L'abbazia di Farfa
L'abbazia di Farfa
Ponte romano
Ponte romano
Le Gole del Farfa
Le Gole del Farfa
"Farfaraccio" sulle sponde del fiume
Felci nel sottobosco iper umido delle Gole
Felci nel sottobosco iper umido delle Gole
Bosco fatato di Farfa
Bosco fatato di Farfa
Su in alto sul versante più arido
Su in alto sul versante più arido
Ulivi millenari
Ulivi millenari
In cerchio nell'uliveto
In cerchio nell'uliveto
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: si diceva che l'abate facesse ombra alla potenza del papa!  L’importanza di quest’area nel passato, sebbene ricordata da tutte le fonti storiche, non arriva a noi oggi col clamore che meriterebbe, così la conca in cui è situata l’Abbazia rimane un luogo ameno, poco notato, al contrario la cornice di colline olivate intorno, oltre che essere un paesaggio di rara bellezza, rappresenta molto bene la millenaria coltura (e cultura) dell’olivo della Sabina il cui prodotto, l’olio d’oliva, già Galeno, il famoso medico Romano, definiva come “il migliore del mondo conosciuto”. L’ambiente nella valle del fiume che da il nome all’abbazia: il torrente Farfa, è uno stupendo monumento naturale, un’incisione incastonata tra i comuni di Castelnuovo di Farfa e Mompeo, con pareti strapiombanti, percorribile al fondo solo con le attrezzature del canyoning (noi arriveremo solo a lambire questo tratto rimanendo sui sentieri ordinari e poi seguiremo il fiume su sentieri più in alto). Noteremo i drastici cambiamenti di vegetazione al mutare delle distanze dal fiume, e ritroveremo i segni della antica cultura dell’acqua, con i ruderi dei mulini che ci ricordano come, fino a pochi decenni fa questi luoghi fossero tutt’altro che “selvaggi” e come l’uomo per millenni e fino al dopoguerra sia stato dipendente dai fiumi per sostenere le sue economie. Naturalmente incontreremo gli ulivi, alberi plurisecolari che probabilmente hanno visto l’abbazia nel pieno della sua attività monastica.

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